domenica 4 settembre 2011

gira il mondo gira

Alejandrito è stato concepito in Perù, nella pancia ha vissuto a Buenos Aires, Galapagos, Rio de Janeiro, e Selva Amazzonica (l'ho fatto solo per lavoro di girare tanto, e in caso di un'altro bimbo, non ci tengo a ripeterlo !!).  E' nato in Italia, ha vissuto un anno e mezzo a Roma e poi due anni  e mezzo in Perù, fra Lima e il grande Nord.  Ha compiuto 4 anni in Africa meridionale.  Ci dicono spesso  che i bambini hanno bisogno di stabilità, e sono d'accordo, ma credo anche che la stabilità "territoriale" sia necessaria durante l'adolescenza, invece ora che è piccolo, la stabilità per noi significa  stare insieme, portarlo sempre con noi se dobbiamo andare insieme per lavoro da qualche parte, o farlo rimanere con me o con Victor, se uno di noi 2 deve assentarsi per qualche tempo.


A me piace poter lavorare in giro per il mondo, perchè sono una curiosa di natura e credo che solo fermandosi lungo tempo in un paese, si può iniziare a capirne qualcosa.  Finora Ale lo vedo contento, e mi incanta: oggi a colazione con i suoi amici, ascoltarlo parlare con loro in portoghese (imparato giocando) e poi chiedere a me qualcosa in italiano; vederlo giocare tutto il pomeriggio con i bambini più grandi o quelli della sua età, senza differenze se non quelle di età o carattere, in casa, in spiaggia o in giro quando siamo da qualche parte tutti insieme per lavoro; vedere che comincia a disegnare file di lettere per formare parole, ed io disegnargli un alfabeto come aveva fatto la mia mamma con me; sentirgli recitare a memoria i libri che leggiamo la sera; dialogare con lui dando voce agli amici "speciali" come il Solcito (il figlio di Sole), mamma Luna, Orsetto (il suo peluche), le piante di casa, i granchi della spiaggia; vedere che non si intimidisce di fronte a nessuno, che lega subito con gli altri bambini e che di nessuno si dimentica al momento di dividere quello che lui ha.
La capanna di tronchi che abbiamo costruito grazie al regalo dei tronchi da parte di uno degli amici di Ale e il lavoro mio e di un altro bambino [idea dal libro Earthways: Simple Environmental Activities for young children]

Certo crescere come figlio unico non aiuta ad imparare a condividere, per fortuna qui può passare tanto tempo con altri bambini di tutte le età e soprattutto di una cultura diversa dalla sua; Ale non va a scuola, ma sta tutto il giorno a giocare con i vicini, in casa nostra, in strada, in casa loro e ormai i bambini di tutto il quartiere lo conoscono, anche solo di nome perchè mi sentono chiamarlo dal terrazzo e poi è anche l'unico "branco" del quartiere.  Certo io e Victor stiamo attenti, cerchiamo di insegnargli ad avvisarci sempre di quello che vuol fare, a raccontare quello che fa o che ascolta, perchè se Victor è cresciuto così in Perù, è anche vero che sua madre conosceva tutte le altre madri della sua via, qui invece è diverso, siamo immersi in una cultura che stiamo conoscendo poco a poco e quando ce ne andremo, potremo solo parlarne in base alla nostra esperienza e al nostro punto di vista, sempre molto parziali e limitati entrambi, rispetto a quello che può raccontare chi qui ci vive da sempre. 
Sono curiosa di sapere come Ale ricorderà da grande questi anni, e sono desiderosa di offrirgli ancora esperienze del genere, perchè non debba studiare a scuola le lingue, ma le impari direttamente nella vita di tutti i giorni, perchè la sua testa sia il più possibile aperta sul mondo, così come dovranno essere le persone delle prossime generazioni per vivere in pace.

9 commenti:

  1. E' un bellissimo post questo! Ti leggo sempre ma ti commento forse per la prima volta. Io non sono una mamma, quindi non posso capire probabilmente tante cose, ma mi trovo d'accordo su quello che dici: le generazioni future dovranno essere ancora piu' aperte di quanto lo siamo noi, per poter vivere in armonia. E mi auguro che tuo figlio si arricchisca di tutte queste esperienze che gli state facendo fare, e sia in grado anche di portarle a sua volta nel mondo :)
    Un abbraccio, Silvana.

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  2. Credo che tuo figlio sta vivendo un'infanzia ricchissima e bellissima!

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  3. Bella penso tu abbia voluto scrivere "bianco" non"branco" .Lui è tanto bello simpatico tenero è tutto in poche parole e noi gli vogliamo tanto bene ma tanto.Anche a te e Victor.Tieni il mio piccolo sotto controllo mi raccomando.bacini a tutti.Anonima ma sempre sed .

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  4. Grazie per essere passata a trovarmi. Ho "scoperto" il tuo blog oggi e ti seguirò con molto interesse.
    Penso che tu stia facendo un grande dono al tuo bimbo: quello di potersi sentire cittadino del mondo e sono sicura che da grande ti ringrazierà!

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  5. Ciao! Bellissimo post! Mi trovo d'accordo sul fatto che le lingue (e anche la cultura di un popolo) è tutta un'altra cosa quando vengono imparati "sul campo".
    Io sono tornata dal Brasile (con una "saudade" immensa) ed è stata davvero una bella esperienza, gente davvero fantastica e molto interessante il lavoro in favela. Ale è molto fortunato a fare tutte queste esperienze, secondo me ne avrà un ottimo ricordo da grande ed avrà sicuramente un approccio verso il mondo diverso :)

    Ciao!

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  6. scusa mi è scappato l'invio, volevo dire che ho provato un senso di invidia, sana, nei confronti di tuo figlio, sono affascinata dai vostri continui giri e dalla sua sorprendente capacità di adeguarsi alle nuove situazioni, ben presto avrà un bagaglio di esperienze enorme!

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  7. Un post bellissimo! E concordo totalmente. Ti posso dire che anche se gli spostamenti duranti l'adolescenza siano traumatici (esperienza di prima persona) quando poi si 'cresce' ci rende conto della ricchezza che si ha appreso, nel potersi sentire davvero un cittadino del mondo. Anche se magari il rovescio della medaglia e` di non sentirsi 'belonging' in nessun luogo particolare ;) L x

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  8. grazie a tutte per i gentili messaggi, non credo certo che dopo queste esperienza Ale risulterà più intelligente, creativo o geniale, ma vorrei davvero che avesse solo un cuore più grande. un bacio a tutte voi che mi venite a trovare

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